Le idee sono nell'aria o nella rete?

Design industriale
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13/05/2020

Prima del web le idee erano nell’aria… ora invece sono nella rete. 

Globalizzazione è anche questo; ed è bene tenerlo presente quando si realizza un nuovo prodotto.

Il web è oggi il pozzo dei desideri, dove scavare fra migliaia di oggetti, forme e colori per trovare l’ispirazione giusta.


(tempo di lettura: 7min 50s)

Sul processo creativo

Chi è definito “creativo” e si occupa dell’ideazione di nuovi prodotti o progetti, in realtà assembla in maniera diversa elementi già noti, dandogli significato e funzioni che nulla hanno a che vedere con quello per cui originariamente quelle forme o quegli oggetti erano stati pensati o costruiti.

Mi piace pensare alla mente come a una grande impastatrice che mescola e trita ogni cosa, se ne dimentica il nome e la funzione e crea un gigantesco blob morbido e colorato, informe, nel quale poi - metaforicamente - ci infiliamo le mani quando vogliamo immaginare qualcosa di nuovo.

Ne prendiamo un pezzo, poi un altro, modelliamo il tutto come si fa col pongo, fino a dar forma alla nostra idea.

Fortunatamente, le cose che estraiamo da quell’impasto non hanno un cartellino che riporta cosa sono e quando sono state fatte.

L'unica cosa che ti rimane è quella sensazione di déjà vu.

Il creativo. Assemblatore inconsapevole di idee altrui?


Tempo fa ho disegnato questa poltrona da salone ed è stato sorprendente, a prototipo ultimato, rendersi conto di quanto il suo design ricordasse la carrozzeria di un'auto realizzata “solo” qualche anno prima: la Cadillac Coupè DeVille del 1959.

A mio parere una delle più belle auto mai costruite.

Sono bizzarre le modalità attraverso le quali la nostra mente elabora senza apparente criterio, idee, immagini, forme e sensazioni.

Io amo le auto americane degli anni '50, non lo posso negare, e quella Cadillac nel mio personale polpettone celebrale ci stava eccome.
Le griglie e i fregi cromati, le enormi pinne posteriori di un aereo da caccia e quei fanali appuntiti e minacciosi come dei missili pronti a colpire.

Quando ho abbozzato le prime linee della poltrona, avevo solo delle sensazioni.
Volevo un design che esprimesse dinamismo e velocità, caratteristiche che non sono proprie di un oggetto che è normalmente quanto di più statico si possa immaginare.

Mi sono ritrovato "tra le mani" quelle forme affusolate d'ispirazione aeronautica, le ho raccordate e ridimensionate dandogli un senso e una funzione pertinente al progetto.
Così è nata la mia poltrona.

A proposito di creatività

E se riuscissimo a ricordare ogni cosa memorizzata dal nostro cervello?

Ogni linea, ogni forma e ogni accostamento cromatico avrebbero un nome e una collocazione temporale precisa.

Saremo a quel punto consapevoli ladri di idee altrui e in definitiva meno creativi?
No. Forse ci toglierebbe solo un po' di magia, quella magia che ci pervade quando l'idea, che poche ore prima ci ronzava in testa, si materializza in un bozzetto o prende tridimensionalità e fisicità in un modello di cartone.

Quella sensazione di "parto", quel mettere "alla luce" qualcosa che prima non c'era, ti riempie di felicità ed energia positiva.

La creatività non si esprime solo nell'unicità di una forma, è soprattutto la capacità di immaginare soluzioni nuove, percorsi alternativi, guardando le cose del mondo e della vita da una prospettiva diversa, non precostituita o prestabilita.

Mi consolo pensando alla mia cronica smemoratezza e patologica incapacità di memorizzare nomi e date e mi godo - inconsapevole - quell'impagabile sensazione che provo quando, da un foglio bianco, prende vita un nuovo progetto.

E se il tuo nuovo progetto c’è già?

È da un po’ di tempo che per poter leggere qualcosa da vicino devo guardarlo da lontano… e così, ora che la lunghezza delle mie braccia non è più sufficiente, mi sono rassegnato ad acquistare un paio di occhiali.

D’ora in poi quella buffa ma indispensabile protesi oculare farà parte della mia persona, esattamente come il mio naso, le mie orecchie e la mia bocca.

Ho disegnato parecchi occhiali in passato (vedi Occhiali da sole High-Tech) e so che in un settore come questo l’espressione “non c’è che l’imbarazzo della scelta” non è solo una frase fatta.

Quale montatura scegliere? Bella domanda.
Dopo avere navigato per un po’ su internet alla ricerca di qualcosa che potesse soddisfare il mio gusto, mi sono detto: “aspetta... perché non me lo disegno io il mio paio di occhiali? Sono un designer, è il mio lavoro!”

Ho pensato poi ad un materiale con la quale ho un ottimo rapporto, l’alluminio.

Lo ammetto mi piace troppo, ho una sorta di venerazione per questo materiale così leggero, resistente ed evocativo che mi rimanda con il pensiero agli aerei e al mondo aeronautico (che amo) e in generale ad oggetti e dispositivi di qualità e precisione.

“Ok è fatta” - penso - “disegno al CAD3d una montatura classica, stile Clark Kent di Superman per intenderci e poi la faccio fresare a controllo numerico da un blocchetto di alluminio.
A quel punto poi, perché no, lo faccio diventare un vero e proprio prodotto da produrre in serie e commercializzare”
.

Come da prassi ormai, prima di partire con qualsiasi nuovo progetto, faccio un giro sul web per verificare se articoli simili siano già presenti sul mercato, evitando così il rischio di produrre copie o peggio ancora schiantarmi contro brevetti e denunce.

Prima ricerca in italiano, non trovo nulla…BENE! 

Seconda ricerca in inglese…OPS…mi imbatto in questo sito www.exovault.com ed è qui che la mia aspirazione di produrre l’occhiale si sgretola miseramente.

Scopro che si tratta di un piccolo laboratorio di Brooklyn (New York) che produce con tecniche artigianali essenzialmente due tipologie di articoli: custodie per smart phone in legno e alluminio e... un occhiale. Il “mio”!

Non solo il materiale e la tecnologia usata per realizzarlo sono uguali (alluminio lavorato dal pieno con frese a controllo numerico), ma anche il design è lo stesso che avrei voluto dare al mio prodotto.

Dopo un iniziale sconforto è subentrata in me un’immediata simpatia nei confronti di questa piccola impresa che inconsapevolmente ha distrutto il mio sogno imprenditoriale (scherzo).

Mi affascina il pensiero che Jonathan Schipper, titolare del laboratorio, uno tra gli 8.6 milioni di abitanti di una metropoli come New York, una mattina si sia svegliato con in testa un paio di occhiali, l’alluminio e Superman, solo pochi mesi prima che quella stessa associazione di idee girasse nella testa di Luca Floreanini, uno dei 2.405 abitanti di Rive d’Arcano, un paesino del nord Italia dall’altra parte dell’oceano!

Non lo so, sarò un sentimentale o forse solo uno stupido, perchè ho sentito da subito un’immediata empatia nei confronti di queste persone, quasi fossero dei veri e propri amici, con i quali andare a farsi una birra e quattro chiacchiere al pub.

A quel punto il mio progetto era svanito, ma gli occhiali che tanto desideravo no, ora sono sul mio naso, mi è bastato ordinarli e forse è stato meglio così. Perché?

Questo, se la cosa vi incuriosisce, ve lo racconterò di persona quando ci vedremo. (;-D

Il pozzo dei desideri

Da bambino trascorrevo molto del mio tempo a rovistare in una vecchia e polverosa cassetta di legno che mio padre aveva riempito nel corso degli anni con una miriade di minuterie di vario genere.

Erano viti, bulloni, rondelle e pezzi provenienti da parti d’auto che aveva raccolto e conservato in caso di bisogno.

Lo vedevo spesso mescolare il contenuto della cassetta con la punta di un grosso cacciavite alla ricerca di qualcosa che gli serviva, mi affascinavano tutti quei pezzi di cui non conoscevo né l’origine né la funzione, ma erano per me una vera e propria fonte di ispirazione da cui nascevano idee e storie.

Mi ricordo il peso di quella cassetta e l’odore di olio e ferro che ti impregnava le mani dopo che ci avevi scavato dentro, per me quella cassetta era un pozzo dei desideri.

Il pensiero creativo secondo me

Mio padre in quella cassetta cercava una cosa ben precisa - una vite con testa a brugola ad esempio - io invece non cercavo nulla di particolare, ma erano quelle forme ad ispirarmi.

E così che quattro gommini rotondi e un perno d’acciaio lucido diventavano la canna di una pistola laser e il supporto di un tergicristallo la zampa di un animale fantastico.

È la base del pensiero creativo, quello che non discrimina, che non fa vedere le cose per quello che rappresentano ma per quello che sono.
Siamo circondati da cose bellissime, ma non ne percepiamo il reale valore, estetico e funzionale, solo perché hanno sempre fatto parte della nostra vita o peggio ancora perché costano poco.

Un bambino non conosce il valore imposto dal mercato o dalle mode, vede solo la realtà delle cose e questo gli permette di trovare soluzioni nuove e vedere tesori dove gli altri vedono cose insignificanti, spazzatura.
La capacità di mantenere viva questa predisposizione mentale che tutti noi abbiamo dalla nascita è la vera sfida per chi vuole continuare a guardare il mondo con i propri occhi.

Ancora adesso quando ci penso sorrido, perché in definitiva quel pensiero creativo è lo stesso che utilizzo ogni giorno per svolgere il mio lavoro di designer industriale.

Oggi attraverso il web possiamo cercare e trovare qualsiasi cosa alla ricerca dell’ispirazione giusta, ma il vero pozzo dei desideri rimane la nostra mente che memorizza non solo immagini, suoni e colori ma anche profumi ed emozioni per poi associarli in modo apparentemente illogico, generando così nuove idee.

La cassetta di mio padre non c’è più da tempo ormai, così ne ho costruita una tutta mia nel corso degli anni, forse nella speranza che anche le mie figlie possano trovare prima o poi la voglia di infilarci dentro le mani e sognare.


Se sono riuscito a darvi qualche spunto di riflessione, qualche informazione utile o semplicemente vi ho incuriosito e fatto sorridere, allora ho raggiunto il mio scopo: condividere in modo utile e positivo la mia esperienza di vita e di designer.

Alla prossima ciao.

Luca